Ma se oggi, dalle macerie di un’Italia che per ragioni diverse ricorda comunque quella tutta da ricostruire del primo dopoguerra, emergesse l’estremismo del dialogo di Chiara Lubich, noi saremmo in grado di capirlo? Qualcuno avrebbe, come la ebbe il vescovo Carlo de Ferrari in quegli anni lontani, la capacità di riconoscere il «dito di Dio» in quella ventenne che oggi avrebbe cent’anni? Qualcuno saprebbe insomma scorgere la rivoluzionaria gentile che già sognava di cambiare il mondo, riempiendolo di fraternità e di una comunione capace di farsi messaggio universale? Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - un uomo che certo riconoscerebbe anche oggi la donna che ha portato in tutto il pianeta il fuoco della chiesa della condivisione - ha ricordato che «si può essere forti essendo miti. Anzi: solo essendo così miti si può essere così forti». Il capo dello Stato ha poi dato un valore universale alle parole di «una donna che considerava la fraternità una categoria politica».
A rendere attuale l’”energia fraterna”di Chiara, ieri, ci hanno pensato Maria Voce - che ne ha raccolto il testimone alla guida dei Focolarini -, lo stesso Mattarella, l’arcivescovo Lauro Tisi e le altre persone - così diverse fra loro - che hanno riempito di contenuti l’anniversario. Ed è contagiosa come allora, quell’energia. Un mosaico d’esperienze. Di scoperte. Di scelte. Di impegno. Di culture. Di generazioni. Soprattutto di ascolto, di dialogo, di comprensione.
Visto da Mariapoli, il Trentino sembra ancora più piccolo: un granello di mondo. Anche le elezioni di oggi in Emilia Romagna sembrano minuscole: lo scontro che potrebbe indebolire o rafforzare il governo Conte, ma che ben difficilmente avrà effetto sulle comunali di Trento, è un venticello lontanissimo.
Nella terra in cui Chiara è nata, nel luogo nel quale tutto ha avuto inizio, almeno per un giorno, qualcuno prova a volare. Ci si stacca dalle terre dei piccoli e dei grandi conflitti. Per ritrovare un faro, si scava nella storia sconfinata di una esperienza di vita che si fa universale.Non a caso ieri - sempre parlando di un cammino che ormai è arrivato in tutto il mondo - s’è parlato del patrimonio irripetibile di una esistenza esemplare.
La vita di una donna che il Trentino, l’Italia e il mondo hanno saputo riconoscere in tempi lontani, una luce che nel buio di oggi - superando ogni credo, andando al di là di ogni differenza, con un approccio laico o pieno di fede - bisogna saper tenere viva. «Perché Chiara - come ieri ha magistralmente ricordato don Lauro - non si chiese, durante la guerra, se Dio ci fosse. Si rispose che erano gli uomini a non esserci più». La rivoluzione, talvolta, abita negli sguardi di chi sa leggere il mondo. Ma serve accorgersene.
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