Al termine del suo discorso, tredici minuti intensi e quasi imprevisti, a Chiara Lubich ha dedicato un ultimo pensiero. «Si può essere forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri. Anzi. Solo così si è veramente forti». Quasi parlando di sé, con la medesima pacatezza e la medesima indole mite, il capo dello Stato a Cadine ha dato prova di forza e risolutezza, nei concetti e negli auspici.
Ospite della cerimonia per il centenario dalla nascita della fondatrice del Movimento dei focolarini, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri si è appellato a un pilastro del pensiero di Lubich: la fraternità. Vitale, ha detto, anche «per le nostre democrazie».
Che, lasciate al solo individualismo, «rischiano di non avere la forza per superare le paure, le disuguaglianze crescenti e le fratture sociali».
Accolto da un applauso fragoroso che ha entusiasmato il Centro Mariapoli di Cadine, il presidente della Repubblica ha concluso il pomeriggio dedicato a Chiara Lubich rileggendone il contributo e attualizzandone la gittata. «Lubich ci ha consegnato il patrimonio esemplare della sua vita», ha esordito Mattarella dopo aver ascoltato le testimonianze di chi, in tutto il mondo, segue il Movimento dei focolari.
In particolare, il presidente s' è soffermato su «uno dei grandi insegnamenti» di Lubich che ha saputo declinarsi nella pratica: l' unità. «Che - ha aggiunto - per chi sa interpretarla davvero, si traduce in fraternità. Senza pregiudizi né barriere perché l' unità è un valore universale che non ammette confini o distinzioni».
E Lubich, ha ricordato Mattarella, «considerava la fraternità una categoria politica e, per questo, le è stata riconosciuta la capacità d' essere costruttrice di pace». È a questo proposito che Mattarella a Cadine ha citato il discorso di Chiara Lubich pronunciato nel 2004 a Stoccarda: «Fraternità in politica è amare la patria; quella altrui come la propria, anelando a un solo popolo arricchito della diversità di ognuno, custode nell' unità delle differenti identità».
«Leggendo queste parole - ha fatto eco dopo aver citato il testo - viene da pensare che fra le tre parole che la rivoluzione francese ha trasmesso alla modernità politica - ossia libertà, uguaglianza, fraternità - c' è un concetto rimasto indietro, in secondo piano». Ma, ha rimarcato Mattarella, «mai come oggi è la fraternità elemento cruciale della convivenza, segno di civiltà e benessere della nostra democrazia». Ancora: «L' Europa e le nostre democrazie hanno bisogno di fraternità e, insieme, di suoi interpreti generosi, perché senza quella rischiamo di essere esposti al dominio dei soli interessi o delle paure che nascono dai cambiamenti; e rischiamo di non avere la forza per superare le disuguaglianze, per risanare le fratture sociali, per impedire la legge del più forte».
Di qui l' esortazione: «L' altruismo e il dono si contrappongono da sempre con l' individualismo e l' utilitarismo che paiono metro del successo personale nella vita quotidiana» ha aggiunto Mattarella che ha ribadito la forza di «valori come fratellanza, dono e altruismo», che Lubich «con il suo cammino coraggioso ha riproposto con efficacia».
Principi teorici e pratici che la fondatrice dei focolarini ha abbracciato negli anni della seconda guerra mondiale.
«Ovvero partendo da quell' abisso dell' umanità che è stata la guerra - ha aggiunto il presidente della Repubblica - Il suo carisma nasce sotto i bombardamenti, nella notte della ragione di un' Europa attraversata da volontà di potenza, nazionalismi trasformati in odio, propaganda di morte fino allo sterminio». Contro quell' abisso, ha aggiunto Mattarella, «parte il messaggio di conciliazione e unità di Lubich: un segno di speranza che va colto affinché ciascuno si assuma le proprie responsabilità verso gli altri, a partire dalle generazioni più giovani».
Non solo. Mattarella, prendendo a prestito la lezione di Lubich, ha sottolineato l' urgenza del dialogo ecumenico e dell' elaborazione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile. «Come l' economia di comunità, compatibile con l' ambiente e che punta a una società fondata su equità, giustizia, benessere».
A sottolineare il contributo politico di Lubich - nella sua accezione più nobile - ieri è stato anche il sindaco di Trento Alessandro Andreatta: «La ragazza che quasi ottant' anni fa si mise al servizio dei poveri continua ancora oggi a invitarci all' apertura, all' accoglienza, all' impegno per gli altri e con gli altri - ha detto - Perché fin dall' inizio quella di Chiara non è stata un' esperienza personale, isolata, solitaria ma un impegno che si comprende solo se visto alla luce del paradigma della relazione».
«Chiara Lubich - ha fatto eco il governatore Maurizio Fugatti - esprime al meglio i valori della comunità trentina, la forza di volontà della gente di montagna, l' impegno verso i più deboli, alla base del movimento cooperativo fondato da Don Guetti e la ricerca costante del dialogo, tipico di una terra di confine, queste le caratteristiche che hanno segnato la vita di Chiara Lubich, frutto di un patrimonio di esperienze che vivono e sono parte integrante della nostra comunità». Al presidente Mattarella, Fugatti ha inoltre fatto un invito: tornare in Trentino a luglio, in occasione del trentacinquesimo anniversario dalla strage di Stava.
Ma nella sua visita trentina, Mattarella ha reso omaggio a un altro protagonista della storia del Paese: Alcide De Gasperi. L' ha fatto visitando a Palazzo Thun l' esposizione dedicata allo statista, salutando la folla riunita in via Belenzani e lasciando un messaggio sul libro del Comune. «Con la più grande riconoscenza dell' Italia ad Alcide de Gasperi ».
Corriere del Trentino