TRENTO «A questa società che sembra senza radici e senza meta, occorre rispondere con radicalità, con l' estremismo del dialogo». È con questa esortazione a non avere timore dell'«altro» che la presidente del Movimento dei focolari, Maria Voce, ha voluto concludere il suo intervento alle celebrazioni del centenario di Chiara Lubich al Centro Mariapoli di Cadine. Parole a cui hanno fatto eco quelle dell' arcivescovo di Trento Lauro Tisi: «Vuoi conoscere la gioia, fa in modo che l' altro sia la tua libertà». E che ieri pomeriggio sono state declinate in storie di vita dalle tante testimonianze che si sono succedute una dopo l' altra sul palco di Sala Marilen.
Una di queste ha preso piede oltreoceano. «Crescendo, come teenager della classe medio-alta in un sobborgo di Los Angeles, cominciai a notare di più i punti oscuri, in particolare le tensioni tra gruppi etnici e disuguaglianze socio-economiche nella mia metropoli - ha raccontato Amy Uelmen, oggi avvocatessa e docente universitaria - Attratta dall' immagine un giorno usata da Chiara della pianta che per vivere attinge dalla terra solo ciò di cui ha bisogno, ho iniziato a porre serie domande su quanto eravamo condizionati dalla cultura dei centri commerciali. Poi dopo la mia formazione universitaria ho lavorato nei grandi studi di New York, ma ad un certo punto ho sentito una spinta a lasciare questo lavoro per dedicarmi alla formazione di una nuova generazione di giuristi che fosse capace di affrontare il conflitto e le divisioni presenti in questo momento nella società nordamericana con uno spirito di comunione. Avevo imparato da ragazza, seguendo Chiara, ad usare il cuore e volevo trasmettere questa esperienza anche ai giovani avvocati».
Ma il messaggio di unità e il carisma di Chiara Lubich, che fondò il Movimento dei focolari a Trento nel 1943 durante la Seconda guerra mondiale, hanno raggiunto il cuore di molte altre persone in tutto il mondo e ancora oggi fanno da guida a importanti processi di cambiamento, anche in ambiti come l' economia. «Da giovane volevo che la mia vita contribuisse a realizzare un mondo unito secondo la visione di Chiara - ha detto Lawrence Chong riportando la sua esperienza - Così 16 anni fa abbiamo fondato a Singapore l' azienda Consulus.
Avevamo capito che saremmo dovuti entrare nei diversi aspetti dell' economia, dalle imprese alle trasformazioni urbane, con un nuovo sistema di pensiero gestionale e nuovi atteggiamenti. Oggi siamo un' azienda di innovazione presente in 16 Paesi, composta da specialisti di diverse discipline, lingue, credo religiosi e non, tutti abbastanza pazzi da credere che possiamo promuovere l' unità del mondo attraverso la consulenza aziendale».
Intervallate da intermezzi musicali e dalle letture di alcune lettere di Chiara Lubich, tutte le testimonianze sono alla fine confluite nei pensieri espressi dalla presidente del Movimento dei focolari. «Avverto, spesso, impellente il desiderio di rimettere a fuoco il nostro unico obiettivo - ha confessato Maria Voce - unico per tutti: vivere e agire per costruire un mondo diverso da quello in cui siamo, un mondo unito. Chiara l' ha fatto giorno per giorno, tessendo relazioni con tutte le persone che ha incontrato, senza lasciarsi fermare da alcuna differenza di cultura, religione, sesso, etnia, età E cosa vuol dire questo oggi? A questa società che sembra senza radici e senza meta, occorre rispondere con radicalità, con l' estremismo del dialogo. Un dialogo che richiede il massimo di coinvolgimento, che è rischioso, esigente, sfidante, che esige una cultura della fiducia che punta a recidere le radici dell' incomprensione, del sospetto, della paura, del risentimento».
Corriere dell'Alto Adige