Se ci stessimo ad un film o ad uno spettacolo, potremmo parlare di "grande successo di pubblico": eppure non è un concetto sbagliato nemmeno per la tavola rotonda sul tema dell'alleanza uomo-donna nel pensiero di Chiara Lubich, condotta dal direttore de L'Adige, Alberto Faustini. Sono infatti state quasi 500 le persone che, da diversi Paesi del mondo, si sono collegate per seguirla.
Ad aprire la riflessione è stata la direttrice del Museo diocesano tridentino, Domenica Primerano, con un riferimento ad un quadro di Giovan Battista Morone presente nel Museo che rappresenta Santa Chiara: chissà se Chiara Lubich l'ha visto, si è chiesta, e se la "forza della fragilità" che si intuisce nella santa l'ha ispirata nel suo essere "donna di frontiera, che aprì nuove strade scegliendo di restare nel mondo".
A raccogliere commenti di apprezzamento è stato poi in particolare l'intervento del copresidente del Movimento dei Focolari, Jesùs Moràn; che ha parlato di come, nella visione di Chiara Lubich, uomo e donna siano due "pieni" che "si completano" facendo non "unione", cosa che implicherebbe un rapporto di forza o di potere, ma "unità". Fondamentali nel suo discorso anche i riferimenti a come Chiara Lubich abbia voluto una donna laica alla presidenza e un uomo sacerdote alla copresidenza, dando corpo all'alleanza non solo tra uomo e donna, ma anche tra laici e presbiteri nella Chiesa.
Di come la spiritualità di Chiara Lubich - e questo aspetto in particolare - si concretizzi nel quotidiano, e in particolare nel lavoro, ha parlato in collegamento da New York Maddalena Maltese - giornalista, direttrice della comunicazione di Religions for Peace International. Chiara Lubich, ha ricordato, le ha insegnato a cercare la presenza del sacro e del divino in tutte le contraddizioni, a vedere la persona prima di ogni altra cosa: che fosse uomo o donna, cristiano o fedele di altre religioni. "Non so se questo le derivasse dal suo essere femminile - ha osservato - ma dal suo essere persona-mondo sicuramente".
La professoressa Barbara Poggio ha poi rimarcato la portata della "rivoluzione gentile" di una giovane donna che si è rapportata con una Chiesa govrenata all'epoca da uomini anziani; e del suo chiedere a Papa Giovanni Paolo II l'approvazione al fatto che a guidare il Movimento fosse una donna laica eletta a questa carica, cosa nuova nella Chiesa. Una "rivoluzione" in una prospettiva non solo di parità di genere, ma anche più largo di equità economica e sociale.
Significativa, infine, la proposta di Lucia Fronza Crepaz in chiusura dell'incontro: "Lancio un sogno: perché non immaginare, in tutti i nostri governi e a tutti i livelli, un dualismo tra uomo e donna come questo?".