Se dovessimo misurare la giornata di ieri con l' applausometro, al teatro del centro Mariapoli a Cadine solo il presidente Sergio Mattarella è riuscito a battere l' arcivescovo Lauro Tisi. E ci è riuscito con un discorso di rara intensità ma in perfetta sintonia con ciò che il vescovo ha detto. Perché Tisi ha connesso il messaggio di Chiara Lubich con la realtà di oggi, passando per Auschwitz. E ha chiarito che la ricerca continua di dialogo e unità che ha contraddistinto il messaggio e la vita stessa della Lubich «non si esaurisce nell' ambito della Chiesa».
Ma riguarda l' umanità intera. «Messaggio di attualità sorprendente - ha detto Tisi - in questa Europa che ha smarrito la gioia di scoprire l' altro come promessa, come opportunità e sta scrivendo una storia di solitudine». E quando ha terminato chiedendo di non chiudersi in un recinto, ma di aprirsi, il teatro di Cadine lo ha travolto con un' ovazione. C' era evidentemente - dentro quel teatro affollato di autorità, di persone comuni, di focolarini - una stragrande maggioranza che crede nell' inclusione, nella generosità.
Sergio Mattarella è apparso a suo agio nel clima che si respirava al Centro Mariapoli, ha descritto il pensiero di Chiara Lubich come vi fosse stato immerso da sempre e ha chiuso con una sentenza: «Si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle ragioni degli altri. Anzi, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti». Il teatro gli ha tributato un applauso-abbraccio caldo e lunghissimo.
Appena fuori dal teatro faceva di nuovo freddo. Ma le parole di Mattarella e Tisi sanno riscaldare.
Trentino