Abbiamo seguito le orme di Chiara Lubich a Trento nel centenario della nascita. È stato un viaggio non lungo ma emozionante, rivelatore, scandito da tappe scelte. Ci ha presi per mano una guida d'eccezione: Nino Carella (nella foto), studioso e conoscitore del pensiero di Chiara, autore del libro «Silvia prima di Chiara» (Città Nuova 2014) che indaga i primi 23 anni di vita della fondatrice del Movimento dei Focolari. Anche noi ci siamo concentrati sulla giovinezza di una donna che tutto s'immaginava fuorché di fondare un movimento presente oggi in 182 Paesi con 110mila membri e 2 milioni di aderenti. Una donna i cui testi sono tradotti in 30 lingue e sognava «un mondo unito nella varietà delle genti». Il dialogo propizia l'unità, diceva Chiara: un dialogo che non smette mai. «Ecco la grande attrattiva del tempo moderno», recita il suo manifesto, «penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo. Vorrei dire di più: perdersi nella folla, per informarla del divino, come s'inzuppa un frusto di pane nel vino. Vorrei dire di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull'umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l'onta, la fame, le percosse, le brevi gioie. Perché l'attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più divino si possa pensare: Gesù e Maria, il Verbo di Dio, figlio d'un falegname, la Sede della Sapienza, madre di casa». Il centenario vivrà i momenti più importanti il 25 gennaio al Centro Mariapoli di Cadine e l'8 e il 9 febbraio in occasione del raduno internazionale dei cardinali e vescovi amici del Movimento. All'evento del 25 gennaio («Trento incontra Chiara», dalle ore 16) parteciperà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella; tra gli interventi quello della presidente dei Focolarini, Maria Voce.
La casa natale in via Prepositura 41.
Chiara nasce il 22 gennaio 1920, seconda di 4 figli, nell'appartamento al 3° piano. «Il fratello Gino dice proprio al terzo piano nel libro intervista Chiara, mia sorella, edito dopo la morte di Chiara, ma tutte le altre fonti parlano di 2° piano», spiega Nino Carella, studioso della fondatrice del Movimento dei Focolari. Gino è morto il 4 settembre 1993. La casa comunque è ancora lì, alta e stretta, di un rosa particolare, di fronte alla chiesa di Santa Maria Maggiore. A quel tempo il numero civico non era il 41 ma l'undici. «Il papà e la mamma della neonata si erano conosciuti anni prima nella tipografia dell'irredentista Cesare Battisti: lavoravano tutti e due lì», prosegue Carella. La tipografia si trovava all'angolo tra via degli Orti e via Esterle, dove oggi c'è una pizzeria. È comunque ricordata da una targa.
La chiesa del battesimo: Santa Maria Maggiore.
Chiara viene battezzata dieci giorni dopo la nascita, il 1° febbraio 1920, nella chiesa sotto casa; la grande chiesa che poco dopo la metà del Cinquecento aveva ospitato le ultime sessioni del Concilio di Trento. Appena entrati in Santa Maria, a sinistra, c'è il fonte battesimale. «Alla neonata viene dato il nome di Silvia Maria Elvira (la nonna materna si chiamava Elvira). Sarà proprio lei, Silvia, e soltanto a 23 anni, a decidere di cambiarlo: attratta dalla scelta radicale di Dio di Chiara d'Assisi, ne prende il nome», racconta Nino Carella.
L'oratorio delle suore di Maria Bambina.
La piccola Silvia frequenta l'oratorio delle suore, in via Borsieri 4, dal 1927 al 1936 insieme a moltissime bambine. Suor Carolina le forma all'amore e alla conoscenza di Dio. Oggi l'edificio non ospita più le suore: sono in corso profondi lavori di ristrutturazione e a breve potrebbe ospitare il Centro d'igiene mentale.
A scuola all'istituto Bronzetti per l'avviamento commerciale.
Silvia ha 11 anni quando i genitori la iscrivono all'istituto in via al Torrione. Vi resterà fino ai 14 anni (1934). «In questa scuola impara a cucire, a ricamare per aiutare la famiglia caduta in povertà. La mamma è casalinga, il papà commerciante di vini ma dal 1928, almeno, entrano pochissimi soldi in casa. Silvia deve cominciare a imparare un mestiere». Oggi questo grande edificio ospita le scuole medie Bresadola.
L'Azione Cattolica in via Borsieri 15.
Silvia entra nell'Azione Cattolica nel 1936: ha 16 anni. In breve diventa propagandista dell'associazione. La sede è ancora lì, in via Borsieri 15, deturpata dalle scritte.
Il rifugio in piazza Cappuccini.
A 100 metri dal primo focolare c'è la buca. Chiara e le compagne vi si rifugiano dal settembre '44 al '45 quando suona la sirena che avverte di un imminente bombardamento; in certe giornate succede anche 11 volte. «Le ragazze portano con sé soltanto il vangelo», racconta Carella. La buca si trovava nel lato nord della piazza, dove oggi c'è un grande garage.
Il primo focolare: piazza Cappuccini 2.
Chiara viene ad abitarvi dall'autunno del 1944. Pochi mesi prima - il 13 maggio - la casa dei Lubich in via Gocciadoro 17 era rimasta gravemente danneggiata dal terribile bombardamento: la famiglia deve abbandonare la città ma Chiara dice ai suoi di non volersene andare e di essersi donata per sempre a Dio col voto di castità qualche mese prima - si era consacrata il 7 dicembre 1943 - scegliendo il Terz'Ordine francescano (diventerà in seguito maestra delle novizie). «Alla ricerca di un posto dove vivere, Chiara viene a sapere che in piazza Cappuccini 2 c'è un appartamento sfitto: il militare che l'abitava l'ha appena lasciato. L'appartamento è composto da un piccolo ingresso, un lungo corridoio, la cucina, una camera da letto e il bagno all'esterno, in comune con un altro appartamento. Chiara lo elegge a propria dimora e in breve tempo viene raggiunta da tre, quattro amiche: le prime compagne. Il primo focolare». Oggi l'appartamento in piazza Cappuccini 2 è una normale casa d'abitazione.
L'Opera Serafica a Cognola.
È la scuola gestita dai cappuccini ed è organizzata in pluriclassi. Silvia vi insegna dal 1940 al 1943: dopo l'avviamento commerciale, infatti, ha frequentato le magistrali presso l'Istituto Rosmini in via Malfatti 2 e si è diplomata nel 1938. Il primo incarico la porta a Ossana in val di Sole ma nel 1940 il padre la fa tornare a Trento perché infuria la Seconda guerra mondiale. «I cappuccini hanno bisogno di nuovi insegnanti», spiega Nino Carella, «e la bidella del Rosmini dice al direttore dell'Opera Serafica di conoscere una maestra molto brava: proprio Silvia, che arriva così a Cognola. Vi resterà per tre anni fino al 1943». L'Opera Serafica è una scuola per bambini orfani o abbandonati (i figli delle prostitute, ad esempio). È anche un collegio: i bambini, che hanno dai 6 ai 13 anni, vivono qui e vanno a casa nei fine settimana. Dopo avere ospitato una scuola, questo edificio è diventato una casa per anziani. Oggi è molto rovinato, in uno stato di semiabbandono, in attesa di una destinazione. tra dei bimbi abbandonati
Il rifugio in via del Travai 74.
A questo indirizzo abitava l'amica Natalia Dallapiccola. Sotto la casa c'è, ancora oggi, la cantina che si raggiunge scendendo una decina di ripidi gradini. Qui Silvia, che ha appena cambiato il proprio nome in quello di Chiara, si rifugia dal settembre 1943 al 1945 ogni volta che la città viene bombardata. «Il rifugio è il luogo della rivelazione: a lume di candela, Chiara, Natalia e le prime compagne leggono il vangelo e rimangono colpite, in particolare, dalla frase contenuta in quello di Giovanni quando Gesù si rivolge al Padre chiedendo che tutti siano uno». Basta divisioni, basta guerre: Chiara avverte di essere nata per realizzare proprio quella pagina. Natalia è la prima compagna di Chiara in questo dirompente percorso spirituale. Oggi nella casa di via del Travai 74 abita Stefano Sighel che ha sposato la sorella più piccola di Natalia, Mariarosa.