«Mattarella ha interpretato al meglio le parole di Chiara»

L'Adige

Attenzione, commozione, gioia. In Sala Depero all' interno del Palazzo della Provincia posti tutti occupati: in 240 hanno seguito in diretta dal maxischermo lo streaming della cerimonia in ricordo di Chiara Lubich. Piena a metà anche la vicina Sala Belli, con un' altra quarantina di persone. A inizio cerimonia il collegamento fa le bizze: si impunta sia l' audio che l' immagine, ma nessuno fa una piega. Prontamente i tecnici rimediano proponendo la diretta da un altro canale. In sala tantissimi focolarini arrivati soprattutto dal Nord Italia.

Lorenzo Pellarin e Santa Samassa sono due coniugi del Movimento arrivati da Pozzuolo del Friuli, alle porte di Udine.

Hanno 72 anni e da 48 fanno parte del movimento fondato dalla Lubich. La gioia di vivere e di rapportarsi con l' altro emerge dal loro sguardo e dall' entusiasmo delle loro parole: «Chiara ci ha insegnato che il nostro è il Dio della fraternità, non quello del giudizio. La cerimonia? Da dieci e lode» dicono in coro. «Ho particolarmente apprezzato l' intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella - aggiunge il signor Lorenzo - perché ha detto di cosa ha bisogno il nostro Paese: quella fratellanza per la quale ha sempre operato Chiara».

"Stregata" dalle parole di Mattarella anche un' altra famiglia focolarina. Martina , 52, anni, Antonio 55 e Carlo , 22: sono di Malcontenta (Venezia). Il figlio Carlo fa Studi internazionali all' Università di Trento. «Mattarella ha ricordato come delle tre parole chiave della Rivoluzione francese, la fraternità è rimasta la sorella povera rispetto a libertà e uguaglianza» sottolinea Martina, mentre il figlio Carlo aggiunge: «Dell' insegnamento di Chiara ci dimentichiamo spesso che si può ricominciare nei rapporti personali. Riconciliarsi, ecco la parola giusta». «È vero - osserva anche papà Antonio - che oggi tutto sembra andare in direzione ostinata e contraria rispetto alla fratellanza. Pensiamo all' indifferenza quando sentiamo parlare di vittime di guerre, di migranti morti». «Sergio (lo chiama proprio per nome, il capo dello Stato, come fosse un amico) ha interpretato al meglio il messaggio di Chiara Lubich» fa notare Fabio Rebellato , giovane focolarino di 25 anni, nel Movimento da dieci, proveniente da Bassano del Grappa.

«Siamo tutti fratelli. Lo dimentichiamo quando gli altri sono in difficoltà o qualcuno sbaglia». Ivana Specia , 60 anni, di Castelfranco Veneto, concorda: «Pensiamo solo a quanto siamo aggressivi al volante. E quanto ci costa dire "grazie". Vengo spesso a Mariapoli ed ero a Trento anche quando Chiara Lubich lanciò l' idea della Trento ardente, coinvolgendo il sindaco Alberto Pacher». «Bellissimi discorsi e profilo di Chiara perfetto» commenta Silvana Paletti di Trento, anche lei focolarina, come l' amica e vicina di casa Graziella Boso , 88 anni ben portati: «Ho voluto esserci. È stato un trionfo di Chiara».