Chiara Lubich, o dell'amore

L'Adige

A lcuni pannelli con decine di volti a colori, sorridenti, da tutte le parti del mondo, con frasi di gratitudine. Si apre così il percorso espositivo dedicato a Chiara Lubich alla Galleria bianca di Piedicastello.

Una mostra curata dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dal Centro Chiara Lubich in occasione del centenario dalla nascita della fondatrice del Movimento dei Focolari.

Silvia (poi diventata Chiara) Lubich nacque a Trento, in una casa di Via Prepositura, nel gennaio del 1920. È scomparsa a Rocca di Papa, nel Lazio, quasi dodici anni fa. La mostra, curata da Anna Maria Rossi, Giuliano Ruzzier e Maurizio Gentilini , si intitola Chiara Lubich città mondo .

La mostra che Trento, sua città natale, le dedica, è il primo atto di una lunga serie di eventi che costelleranno tutto il 2020 nei cinque continenti, dove il pensiero e l' azione della carismatica Chiara hanno messo radici.
La mostra si apre con una sezione dedicata alla Chiara Lubich trentina (di frontiera), dalla nascita al 1948. Ci sono le foto dell' infanzia, insieme al fratello Gino (poi giornalista), i suoi quaderni, le sue pagelle. Alla maturità magistrale del 1938 spicca il 9 in storia; 8 in filosofia e latino, 7 in italiano. Poi un secondo spazio espositivo dedicato alle distruzioni patite dalla Trento del secondo conflitto mondiale, ma anche alla potenza del messaggio cristiano di Chiara, che in quelle macerie riusciva a trovare la forza di dare coraggio nel nome dell' amore di Dio e della fratellanza tra i popoli che nella prima metà del secolo sembravano non riuscire a rinunciare ad annientarsi. Una terza sezione è dedicata alle estati di luce e riflessione mistica nel Primiero. A Tonadico Chiara fu insegnante.
La quarta parte della mostra, la più ampia, colloca le tappe della vita di Chiara nel contesto degli eventi mondiali: il dopoguerra, il Concilio Vaticano II, il boom economico, il Sessantotto, l' omicidio Moro, Solidarnosc, Chernobyl, le stragi di mafia, Tangentopoli. Video e audio-installazioni ripropongono la sua voce e la sua immagine calma e carismatica. Sono esposte anche le toghe delle sue innumerevoli lauree honoris causa in tutto il mondo e alcuni dei 2500 album fotografici con i volti dei popoli del mondo che le spedivano da ogni angolo del pianeta. Il bianco della pace è il colore dominante dell' allestimento e nessun riferimento è stato fatto alla morte di Chiara, nel 2008, «perché il suo messaggio continua» hanno spiegato i curatori. «Chiara è stata irriducibile nel tutelare l' altro» ha detto con forza l' arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi , alla cerimonia che ha preceduto l' inaugurazione della mostra. L' arcivescovo ha anche spronato i Focolarini: «Fate conoscere il Dio di Chiara. Un Dio che non cancella mai il volto dell' altro». Il presidente della Fondazione Museo storico, Giorgio Postal , ha sintetizzato nei concetti di carisma e di profezia la forza del messaggio ecumenico della terziaria francescana trentina: «La fratellanza cui Chiara ha dedicato la vita è la novella cristiana autentica, un messaggio radicale, dirompente, oltre l' utopia, che rende eretici i sovranismi». «Chiara è partita da Trento, ma la sua città era il mondo» ha ricordato commossa Alba Sgariglia , del Centro Chiara Lubich. E ha aggiunto: «Questa galleria bianca dà un senso di viaggio verso l' infinito; la trovo la collocazione ideale per questa mostra». Mentre il sindaco Alessandro Andreatta si è rifatto alla definizione che della Lubich diede nel 1995 a Trento Papa Giovanni Paolo II: «Chiara tridentina, nata in via Prepositura, battezzata in Santa Maria Maggiore, diplomata al Rosmini, che aiutava i poveri delle androne. Ma anche Chiara universale, che ha fatto dell' amore e della fratellanza il suo messaggio di fede, servizio e speranza». Il sottosegretario di Stato Stanislao Di Piazza ha invece posto l' accento sulla capacità di Chiara Lubich di stimolare la politica di tutti i colori sul tema della fratellanza, che spesso mancava nei modelli politici. «Non facile per una donna e per una trentina del 1920 fare il percorso di Chiara» ha commentato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti .
Nel 1995 Chiara ricevette il sigillo della città dalle mani del sindaco di allora, Lorenzo Dellai (poi governatore e parlamentare) che, intervenendo all' inaugurazione della mostra, ha riconosciuto a questa trentina speciale il merito di «essere stata all' altezza dell' anima della città, ricomponendo le antinomie tra locale e globale, vecchio e nuovo, Cristianesimo e altre religioni, radicamento e universalità, credenti e non credenti». «O il terzo millennio sarà quello dell' unità indicata da Chiara o l' umanità è destinata a sparire» l' ammonimento di Jesus Morán , copresidente dei Focolarini.
Nel pomeriggio la Provincia ha consegnato nelle mani di Maria Voce , presidente dei Focolarini, il sigillo di San Venceslao.